Classifica 10 nomi auto più brutti della storia

Le classifiche sono sempre soggettive, ma quando un nome è brutto è brutto e c’è poco da discutere. Non sempre vale l’associazione di idee nome brutto=auto brutta, quindi concentriamoci sui nomi più che sulle auto, anche se a volte il nome è proprio un invito a “non acquistarla”.

Indichiamo ora una classifica con i 10 nomi più brutti della storia che le case automobilistiche hanno dato alle loro auto.

1) OTOSAN ANADOL: forse il più brutto in assoluto. Non siamo in farmacia ad ordinare una pomata, ma nella seconda metà degli anni 60 e negli anni 70, in Turchia tanti entravano in concessionaria ordinando questa vettura, costruita grazie ad una joint Venture tra la Otosan e la Ford, “ricalcando” un po’ la fisionomia di una mitica Saab.

2)SUZUKI PALETTE: un piccolo minivan a forma di parallelepipedo presentato al salone di Tokio nel 2007.

3) STOUT SCARAB: il primissimo monovolume prodotto, negli anni ’30, in America. Pareva un grosso insetto strisciante, complice anche il nero con cui attualmente compare in molte foto. Non solo era brutto a pronunciarsi, ma pure a vedersi.

4) SMZ INVALIDKA: piccola auto russa degli anni ’60: il nome è molto evocativo.

5) SEAT MII: la piccolina di casa Seat perde il confronto con le sorelle Volkswagen Up! e Skoda Citigo. No, Mii, non è un’esclamazione tratta da Aldo del trio Aldo, Giovanni e Giacomo!

6) HYUNDAI SONATA: la bella berlina coreana dal nome che pare stordisca. Accortisi probabilmente della cosa, si è poi tramutata in Hyundai Sonica.

7) MAZDA LAPUTA: veicolo di Mazda paragonabile ad una piccola Jeep…beh la traduzione spagnola del nome appare molto intuitiva.

8) RENAULT VEL SATIS: i doppi nomi nel settore auto difficilmente hanno avuto molto successo. Qui lo scopo era quello di imprimere un senso di velocità e soddisfazione, ma, a parte il modestissimo successo che l’auto ha avuto, il nome poteva evocare in italiano una pomata.

9) PROTON PERDANA: pare un’esclamazione con accezione non certo positiva.

10) MITSUBISHI TOPPO: beh…qui la doppia “P” è d’obbligo!

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