Filtro antiparticolato: cos’è e come pulirlo

Il filtro antiparticolato è un elemento del motore impiegato per diminuire l’inquinamento delle auto diesel. Il filtro antiparticolato è stato inventato nel 2000 da Peugeot per abbassare le emissioni inquinanti da polveri sottili dei motori diesel. Ripreso anche da altre case automobilistiche che però hanno optato per tecnologie differenti, come il Diesel Particulate Filter (DPF).

Cos’è filtro antiparticolato

Il filtro antiparticolato aggrega dei gas di scarico in agglomerati di particelle senza un legame chimico: miscela al gasolio l’ossido di cerio. Alla fine, queste sostanze, più grosse del particolato originario, diventano “imprigionabili” dal filtro e non si disperdono in atmosfera.Così almeno in teoria, anche se c’è chi contesta il tutto, sostenendo che, al contrario, vengono sprigionate sostanze ancora più minuscole e quindi più nocive. Al di là di discussioni, è molto importante sapere come pulire il filtro antiparticolato. Questa operazione infatti può garantire qualità e durata nel tempo.

Polveri sottili

ll filtro antiparticolato (detto anche FAP) è un elemento del motore utilizzato per diminuire l’inquinamento delle auto Diesel. Auto che hanno dei vantaggi rispetto alle auto a benzina in determinate circostanze, ma presentano il noto problema delle polveri sottili PM10.

Le polveri sottili sono particelle inferiori a 10 millesimi di millimetro e hanno un grave impatto sulla salute. Per risolvere questo problema le auto diesel devono montare il filtro antiparticolato, che non è un vero e proprio filtro come può essere quello dell’aria. In realtà è una sorta di camera di combustione per le polveri sottili.

Polveri che vengono filtrate da un precatalizzatore, raccolte e bruciate a una temperatura elevata ogni 300/500 chilometri. Durante i percorsi urbani, di solito sotto i 60 chilometri orari, il sistema filtra i gas e trattiene le polveri. E poi superati i 70 chilometri orari (circa) avviene la pulizia del filtro.

Questo processo viene chiamato rigenerazione ed è gestito da un software di diagnosi. Dotato di una spia (sensore di pressione differenziale) avvisa l’automobilista quando arriva il momento di bruciare le polveri. Il filtro antiparticolato progettato per rigenerarsi accumula le particelle filtrate durante gli spostamenti cittadini, poi le brucia nei viaggi più impegnativi. Ovvero quando viene iniettata una gran quantità di carburante e le temperature si alzano.

Come pulirlo

Sapere come pulire il filtro antiparticolato è importante per conservare il sistema in buone condizioni, migliorarne le prestazioni e aumentarne la durata.

Ecco i passaggi per una pulizia accurata:

  • Occorre liberare il filtro antiparticolato da tutti i detriti. Per farlo bisogna utilizzare aria compressa una pressione massima di 7 bar. Questo intervento deve essere eseguito all’interno di una macchina per la pulizia dei filtri, oppure in un ambiente idoneo e pulito;
  • Scaldare il filtro antiparticolato in forno a 615 gradi celsius, aumentando la temperatura gradualmente e posizionando la parte sporca verso il basso. La procedura serve ad asciugare la fuliggine e aiuta a preservare il filtro;
  • Pulire l’ingresso e l’uscita del filtro con aria, accertandosi che il filtro abbia una temperatura di 40°;
  • Scaldare nuovamente il filtro nel forno per bruciare la fuliggine;
  • Pulire ancora una volta il filtro con l’aria, sempre a 40°.

In alternativa è possibile utilizzare uno degli additivi in commercio, prodotti specifici per la pulizia del FAP che aiutano a rimuovere sporco e incrostazioni.

Prima di iniziare il trattamento conviene tuttavia chiedere il parere di un professionista. Sicuramente saprà consigliarci come pulire il dispositivo, garantendo sempre durata e funzionalità.

Problemi filtro antiparticolato

Accade che l’automobilista di punto in bianco si ritrova con continue spie accese, perdite di potenza improvvise e livello dell’olio che magicamente si alza “da solo”(nel caso del DPF). E questo è solo l’inizio dell’odissea, perché a questo punto il cliente dovrà recarsi molteplici volte in officina per sbloccare momentaneamente il filtro antiparticolato e spegnere le spie, aspettando che il problema si ripresenti.

Per migliorare la situazione, il cliente sarà costretto a percorrere tratti autostradali (o a percorrenza veloce) con il solo scopo di pulire il filtro. Un grande spreco di tempo e carburante.

Danni al filtro

Purtroppo l’amara sorpresa del filtro antiparticolato non finisce qui: il monolite all’interno si danneggia e si tappa, perdendo sempre di più la sua capacità di lasciarsi attraversare dai gas di scarico. Questo si traduce in rigenerazioni più frequenti.

Si entra quindi in un circolo vizioso che in breve tempo porta al blocco completo del filtro, ovvero all’arresto della vettura. Ed è già la situazione migliore: se l’auto non ha il controllo di qualità olio e il cliente non tiene controllato il livello, può arrivare a fondere il motore. Nella migliore delle ipotesi invece, è solo necessario sostituire il filtro.

Filtro antiparticolato intasato

Se utilizzate la vostra auto diesel prevalentemente in città, non consentite alla vettura al processo automatico di rigenerazione del filtro antiparticolato. Le lunghe code e il traffico cittadino contribuiscono in modo decisivo all’intasamento del filtro antiparticolato.

Principali sintomi:

  • scarsa resa del motore;
  • problemi al sistema di iniezione;
  • le auto di ultima generazione sono dotate di una spia che segnala la presenza di ostruzioni nel filtro antiparticolato

Le conseguenze del filtro intasato sono molteplici: si va dalla perdita di potenza a consumi di carburante più elevati.

Un filtro antiparticolato intasato dovrebbe rigenerarsi autonomamente. Quindi se è intasato cercate di privilegiare le strade extraurbane ed evitare percorsi cittadini o strade molto trafficate.

In autostrada, il fuzionamento del filtro antiparticolato dovrebbe automaticamente ripristinarsi. Grazie ai regimi di rotazione più elevati permessi dalle alte velocità autostradali, si raggiungono temperature di esercizio più alte atte a attivare un processo di auto-rigenerazione del filtro antiparticolato.

Rigenerazione, come si fa

Il sistema cattura le particelle inquinanti incombuste all’interno di un apposito filtro e poi regolarmente le elimina attraverso la combustione nel corso di una fase successiva chiamata appunto “rigenerazione”.

Quando il FAP deve essere rigenerato, sul display dell’auto si accende la spia del service o comprare proprio la scritta “rigenerazione filtro antiparticolato”.

La rigenerazione filtro antiparticolato avviene in automatico ogni 400 / 500 km, dipende da quanto è il particolato catturato e dura pochi minuti, dai 2 ai 5 per la precisione.

Con la rigenerazione si ha un aumento del consumo di carburante (in certi casi può raddoppiare) e in un lieve calo di prestazioni, sia pure limitati alla durata della fase di rigenerazione. Tuttavia, queste controindicazioni non possono essere trascurate nel quadro complessivo dei costi di gestione del veicolo, considerando la notevole frequenza media prevista per la rigenerazione del filtro antiparticolato.

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