Ducati Diavel V4: caratteristiche, design, motore

Non si tratta solo di estetica. La Ducati Diavel è una cattiva anche dal punto di vista del motore, con il suo machiavellico V4

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La Ducati Diavel è una cattiva anche dal punto di vista del motore, con il suo machiavellico V4.

Se siete nati nel secolo scorso e avete sempre avuto un debole per le moto, sicuramente le conoscete. Trentanove anni fa, Yamaha creò quello che oggi chiameremmo “scalpore” creando un nuovo tipo di moto con l’indimenticabile V-Max. Una sorta di super-custom con un cattivo V4, la “Mad Max” si guadagnò rapidamente la reputazione di dragster… soprattutto perché il telaio e l’impianto frenante facevano fatica a tenere il passo!

Purtroppo, la Casa giapponese non ha dato seguito a una seconda generazione di modelli ancora più completi e più potenti (con un motore 1.7 da…

200 CV!), ma gli appassionati di questo tipo di moto non sono orfani, visto che Triumph e Ducati, per citarne solo due, ne hanno raccolto il testimone.

Ducati Diavel V4: caratteristiche, design, motore

Design

Il talento nel progettare superbe macchine da guidare è ben noto, sia che abbiano due o quattro ruote. Ducati è da tempo riconosciuta come uno dei migliori progettisti meccanici in Italia, e il Diavel V4 è un altro esempio del loro talento.

Questo Diavel V4 è un vero e proprio colpo d’occhio, con un monoblocco posteriore che mette in risalto uno spettacolare cerchio dotato di un pneumatico degno di un’automobile (240/45 R17!), e un sistema di scarico molto suggestivo con 4 terminali raggruppati sul lato destro, che ricordano una batteria di cannoni.

E poiché spesso il diavolo si nasconde nei dettagli, Ducati ha prestato particolare attenzione alla firma luminosa. Più ancora del nuovo faro a LED all’anteriore, incorniciato da due grandi bocchette, è il posteriore a catturare l’attenzione. Posizionato sopra la ruota nella fibbia e nascosto da un effetto a nido d’ape, il fanale è un vero e proprio richiamo visivo, mentre la targa e gli indicatori di direzione sono posizionati in linea con il pneumatico su un supporto che funge da parafango.

Prestazioni

Il bello delle Ducati è che annunciano subito i loro colori. Non stiamo parlando della tradizionale vernice rossa scelta da molti clienti, ma dell’avvertimento lanciato dai meccanici non appena si mette in moto. Forte, ruvido, il suono della Diavel al minimo fa già intuire il lato cattivo del suo V4.

Per quanto possa essere bestiale a vedersi, l’italiana sa come accogliere il suo ospite con riguardo. Con una sella bassa (e larga) e un manubrio più facile da impugnare rispetto a quello della V2 (è stato arretrato verso il pilota ed è leggermente più alto), è facile abituarsi alla moto.

Il Diavel è molto più docile di quanto ci si aspetti, così come il cambio, la frizione e l’acceleratore (almeno finché non si passa alla solleticante modalità Sport).

Quindi, alla fine, non ci si sente troppo in apprensione quando si parte. Ma non c’è bisogno di guidare per chilometri per rendersi conto che questa bestia non è docile.

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