Il caso del software Tutor
Il recente pronunciamento della Corte di Cassazione ha messo fine a una lunga disputa legale tra Autostrade per l’Italia (ASPI) e l’imprenditore Alessandro Patanè riguardo alla proprietà del software di gestione del sistema Tutor. Questa sentenza, che conferma le precedenti decisioni a favore di Patanè, stabilisce che la titolarità del software di rilevazione della velocità media appartiene all’imprenditore e alle sue aziende, ponendo così un punto fermo su una questione che ha sollevato interrogativi sulla proprietà intellettuale nel settore tecnologico.
Le origini della controversia
La controversia ha avuto inizio quando Patanè ha rivendicato il diritto di ricevere compensi per l’utilizzo del software SICVe, meglio noto come Tutor, sviluppato da lui e dalle sue società. Nonostante ASPI sostenesse di avere diritti sulla proprietà del software, la Corte ha ritenuto che le prove fornite dall’azienda non fossero sufficienti a dimostrare la titolarità. In particolare, la Cassazione ha sottolineato che un accordo transattivo non è di per sé sufficiente a provare il diritto di proprietà intellettuale, a meno che non venga formalizzato in modo chiaro e registrato.
Le implicazioni della sentenza
Con la sentenza n. 12850/2025, la Cassazione ha confermato che per cedere validamente i diritti di proprietà intellettuale su un software è necessaria una licenza d’uso specifica o un atto pubblico di cessione, registrato presso la SIAE. Questo principio potrebbe avere un impatto significativo su come le aziende gestiscono i diritti di proprietà intellettuale in futuro. Inoltre, Patanè ora ha la possibilità di richiedere risarcimenti a tutte le entità che hanno utilizzato il suo software senza autorizzazione, aprendo un nuovo capitolo nella sua attività imprenditoriale.
Le prospettive future per Patanè
Alessandro Patanè, forte della sentenza a suo favore, potrebbe avviare azioni legali contro enti e aziende che hanno utilizzato il sistema Tutor senza il suo consenso. Già in passato, l’imprenditore aveva mostrato fiducia nella sua posizione, includendo nel fatturato della sua azienda le somme che intendeva richiedere come risarcimento. Questo sviluppo non solo segna una vittoria personale per Patanè, ma potrebbe anche influenzare il modo in cui le aziende gestiscono i diritti di proprietà intellettuale, rendendo più chiara la necessità di formalizzare gli accordi in modo adeguato.