Diciamoci la verità: il cambiamento climatico è diventato un mantra ripetuto fino alla nausea, ma le verità scomode rimangono spesso in ombra. Le manifestazioni di protesta, i documentari strappalacrime e le campagne pubblicitarie di aziende sempre più ‘green’ inducono a credere che il mondo stia andando a rotoli. Tuttavia, esistono molteplici fattori da considerare.
La realtà è meno politically correct: secondo uno studio dell’International Energy Agency, nel 2022 le emissioni globali di CO2 sono aumentate del 6%, nonostante le promesse di riduzione. Non si tratta solo di paesi in via di sviluppo; anche le nazioni ‘virtuose’ non sono esenti da colpe. La transizione verso un’economia sostenibile è più complessa di quanto i media vogliano farci credere.
La realtà è meno politically correct: le energie rinnovabili non possono ancora sostituire completamente il carbone e il petrolio. Secondo il Global Energy Report, solo il 29% dell’energia mondiale proviene da fonti rinnovabili. Inoltre, milioni di persone dipendono ancora dai combustibili fossili per la loro sussistenza quotidiana.
La sfida principale non è solo ridurre le emissioni, ma garantire che il nostro modo di vivere non venga compromesso. È facile indignarsi sui social media, ma quando si tratta di scelte pratiche, la situazione è ben diversa. La transizione energetica deve essere giusta e inclusiva, per evitare di creare ulteriori divisioni sociali.
È fondamentale guardare oltre le narrazioni mainstream e porre interrogativi difficili. Affidarsi esclusivamente a slogan accattivanti e buone intenzioni non è sufficiente. È tempo di un dibattito serio e informato sul cambiamento climatico, che coinvolga tutte le voci e le verità scomode. La riflessione critica su queste questioni è essenziale per evitare di cadere in facili soluzioni o panacee temporanee.