Diciamoci la verità: la meritocrazia, quel concetto che viene presentato come la soluzione a tutti i problemi, risulta più un’illusione che una realtà concreta. Molti hanno sentito affermazioni come ‘se si lavora duramente, si ottiene ciò che si merita’. Tuttavia, è fondamentale analizzare questa narrativa.
I fatti parlano chiaro: secondo un rapporto dell’OCSE, solo il 25% delle persone con un reddito basso riesce a migliorare la propria condizione economica. In altre parole, per molti, la scala sociale è una prospettiva più che una realtà concreta. Inoltre, si può pensare che l’istruzione rappresenti la chiave per il successo, ma i dati dimostrano il contrario: nonostante il 70% dei laureati possieda un diploma, la disoccupazione giovanile rimane allarmante, con percentuali che raggiungono il 30% in alcune regioni italiane.
La realtà è meno politically correct: il sistema attuale tende a premiare chi possiede già un vantaggio, piuttosto che chi si impegna di più. Le raccomandazioni, le relazioni e il nepotismo si rivelano frequentemente le vere leve del successo. Non sorprende, pertanto, che le persone provenienti da contesti privilegiati abbiano una probabilità significativamente più alta di trovare un lavoro rispetto a chi proviene da famiglie svantaggiate. Inoltre, i costi dell’istruzione escludono dalla possibilità di studiare i più talentuosi ma meno abbienti.
Concludendo, disturberò le vostre certezze: la meritocrazia si configura come una favola che ci raccontiamo per giustificare il fallimento di un sistema che favorisce i pochi a scapito dei molti. Mentre continuiamo a credere in questo mito, la vera domanda da porsi è: quanto tempo ancora ci vorrà prima che si inizi a chiedere un vero cambiamento?
Invito al pensiero critico: è fondamentale non limitarsi a subire le narrazioni preconfezionate. È necessario esplorare, indagare e, soprattutto, mettere in discussione ciò che viene presentato. La verità, sebbene possa risultare scomoda, rappresenta l’unico strumento per costruire una società più giusta.

