Disobbedienza civile contro la nuova norma sul Codice della strada

Un atto di disobbedienza civile per contestare la punibilità per uso di sostanze

Un atto di disobbedienza civile

Il segretario di Radicali Italiani, Filippo Blengino, ha intrapreso un’azione di disobbedienza civile autodenunciandosi per guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti. Questo gesto, avvenuto a Roma, è una risposta diretta alla recente modifica del Codice della strada voluta dal ministro Matteo Salvini, che punisce l’uso di sostanze senza la necessità di prove concrete di alterazione delle capacità di guida. Blengino ha dichiarato di aver assunto cannabis due giorni prima di mettersi al volante, sostenendo di essere in piena lucidità.

La nuova normativa e le sue implicazioni

La modifica al Codice della strada ha eliminato il riferimento allo “stato di alterazione psico-fisica”, stabilendo che la sola positività ai test per droghe comporta la punibilità. Questo significa che anche chi ha assunto sostanze molte ore prima, e non presenta segni di alterazione, può essere perseguito. Blengino ha sottolineato che molte persone non sono a conoscenza del fatto che le tracce di cannabis possono rimanere nel corpo per giorni, anche quando non si è più sotto l’effetto della sostanza. Questa situazione solleva interrogativi sulla giustizia e sull’equità della legge.

Le conseguenze legali e la lotta per la legittimità costituzionale

Con la sua autodenuncia, Blengino si trova ora a dover affrontare un processo che potrebbe portarlo a un anno di carcere e a una multa di seimila euro. La patente gli è stata immediatamente ritirata. Tuttavia, la battaglia non finisce qui. Il presidente di Radicali Italiani, Matteo Hallissey, ha annunciato che nelle aule dei tribunali verrà sollevata la questione di legittimità costituzionale della norma. Hallissey ha affermato che continueranno a lottare attraverso atti di disobbedienza civile fino a quando questa legge non sarà revocata.

Rischi di incostituzionalità

Numerosi giuristi hanno espresso preoccupazione riguardo alla nuova normativa, considerandola una forzatura giuridica che potrebbe essere dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale. Le motivazioni dell’ordinanza emessa nel 2004 dalla stessa Corte, che trattava argomenti simili, potrebbero fornire un precedente importante per la causa di Radicali Italiani. La questione della legittimità della legge è quindi centrale in questo dibattito, e la mobilitazione di Blengino e Hallissey potrebbe rappresentare un punto di svolta nella lotta per i diritti civili e la giustizia.

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