Mobilità sostenibile: progetti nelle aree urbane

Mobilità sostenibile significa riduzione di inquinamento ambientale, diminuzione del traffico privato, potenziamento di quello pubblico, sviluppo di noleggio auto e car sharing, diffusione di auto ecologiche. Molte città italiane sviluppano progetti pilota finanziati su base statale e regionale.

Mobilità sostenibile significa necessità di ridurre i danni da emissioni di gas nocivi e inquinamento, ma è anche un progetto e una legge.

Significato mobilità sostenibile

Si è parlato per la prima volta di “sostenibilità” tout court negli anni ’80 quando la corsa alle innovazioni tecnologiche su tutti i comparti della produzione industriale non poneva limiti di sorta.

Il primo ad essere irrimediabilmente minacciato era proprio l’ambiente, e la corsa all’iper-produzione che garantisse lo sviluppo – diremmo oggi incerto – di nuove economie mondiali, e quindi all’iper-consumo diventavano sinonimi di degrado e distruzione della Terra.

Tra i comportamenti degni di ridimensionamento – per i danni che ne derivano – c’è proprio quello della guida di autoveicoli, soprattutto nei centri urbani dove l’uomo vive la maggior parte del suo tempo e deve fare i conti con un ambiente circoscritto e più facilmente inquinabile.

Quando si parla di “mobilità sostenibile” nelle città moderne si intende la riduzione di un insieme di “polluzioni” che vanno dall’ossido di carbonio al rumore dei motori, fino alla emissione di liquidi oleosi sulle strade e di cosiddette “polveri sottili”.

Tra gli altri fattori negativi ci sono:

  • la congestione delle strade e il traffico;
  • gli incidenti tra autoveicoli, causa di traumi gravi e di morte;
  • il degrado di aree urbane, storiche e periferiche;
  • la trasformazione fisica del territorio dovuta alla costruzione di circuiti stradali nuovi e “offensivi” dell’aspetto originale del territorio.

Progetti nelle città

Si stima che: in città il traffico sia per il 70 percento di tipo privato; che un’auto venga utilizzata solo per il 30 percento nel corso della sua esistenza, mentre per il restante rimane parcheggiata; che i consumi sono elevati in quanto si utilizzano carburanti inquinanti e costosi. Insomma, l’auto è un costo, per sé e per l’ambiente.

Il Governo italiano, per garantire un minor impatto sull’ambiente e un miglioramento indiscutibile della qualità della vita, sia in termini di salute che di benessere, ha emesso un’importante Legge, la 611 del 4 dicembre 1996, con cui si è iniziato a parlare di regolamentazione dei trasporti, quindi il Decreto interministeriale del 1998 sulla mobilità sostenibile nelle aree urbane, fino ad arrivare al Decreto del 21 gennaio 2000.

Da allora sono stati emessi dei finanziamenti permanenti come il Fondo per la Mobilità sostenibile rivolto ai Comuni italiani, realtà territoriali la cui portata e dimensione è in grado di attuare una serie di interventi mirati in base alle condizioni e caratteristiche della mobilità urbana specifica.

Gli obiettivi raggiunti, ma ancora da sviluppare, sono i seguenti:

  • potenziare il trasporto pubblico locale;
  • promuovere l’uso di mezzi alternativi, dalla bicicletta alle minicar elettriche;
  • promuovere, anche con incentivi economici, l’uso di veicoli a basso impatto ambientale;
  • ampliare le aree pedonali, soprattutto nei centri storici;
  • favorire politiche di mobility management da parte delle aziende private;
  • regolamentare i flussi nella distribuzione di merci in territorio urbano;
  • pianificare tempi e spazi per i servizi urbani (ad esempio, la raccolta rifiuti);
  • diffondere informazioni sul traffico;
  • ampliare servizi di noleggio auto e di car sharing.

Dove

Tra gli stanziamenti per la sperimentazione e attuazione di questi obiettivi c’è anche quello da 210 milioni di euro da consumare entro il 2020 in 14 città italiane scelte tra le maggiori e più interessate dal fenomeno dei trasporti privati e pubblici.

Città pilota

In tutta Europa e in Italia sono stati portati avanti dei progetti di mobilità sostenibile in cui molte città hanno potuto sperimentare un “prototipo” attuativo di uno specifico miglioramento, e tra queste:

  • Bologna: attivazione di un pedaggio stradale in grado di ridurre del 10 percento l’utilizzo di auto private;
  • Perugia: riduzione della necessità di spostamenti ampliando la disponibilità e informazione sui trasporti pubblici attraverso la rete internet;
  • Roma: percorsi casa-scuola attraverso cui i bambini valutano i tempi e il contesto ambientale che separa i due luoghi e ne sperimentano la percorribilità con mezzi alternativi all’auto;
  • Città dell’Emilia Romagna: muoversi con bici e treno negli spostamenti di lavoratori pendolari favorendo un abbonamento annuale di soli 60 euro;
  • Bolzano: percorsi in bicicletta ampliando il ciclo-circuito stradale.
Scritto da tiziana mastrobuono
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