Suzuki GSX 250 R, cosa le manca rispetto alle altre A2?

Scopriamo la Suzuki GSX 250 R che, forse per la scheda tecnica poco interessante, non è riuscita ad affermarsi tra le moto per patente A2.

La Suzuki GSX 250 R è forse la proposta meno interessante tra le “sportive” deidcate ai possessori di patente A2. La scheda tecnica è poco entusiasmante e il design non è a livello di alcune rivali, tutto questo abbianto ad un prezzo leggeremente inferiore alle altre proposte del segmento. Sembra che anche la casa di Hamamatsu non creda più in questo modello, tanto da non aggiornare il motore alla normativa anti-inquinamento Euro 5. La Suzuki GSX 250 R si appresta quindi ad uscire dai listini, forse per fare spazio ad un nuovo modello.

Suzuki GSX 250 R: il motore

La Suzuki GSX 250 R è spinta da un motore quattro tempi bicilindrico parallelo da 248 cc, che eroga circa 25 cavalli a 8.000 giri/min. e sviluppa una coppia di 23 Nm a 6.500 giri/min. Le prestazioni sono quindi inferiori ad altri modelli appartenenti a questo segmento, come la KTM RC 390 o la Kawasaki Ninja 400. Il propulsore della Suzuki GSX 250 R è poco assetato: si percorrono mediamente 32,5 km con un litro. Questi consumi uniti ad un serbatoio da 15 litri garantiscono un’autonomia molto elevata.

Suzuki GSX 250 R: la ciclistica

Il comparto ciclistico è costituito da un telaio bitrave in acciaio, abbinato ad una forcella tradizionale Kayaba all’anteriore e ad un monoammortizzatore regolabile nel precarico al posteriore. L’impianto frenante è composto da un disco singolo all’anteriore e un disco singolo al posteriore, mentre gli pneumatici misurano 110/80 all’anteriore e 140/70 al posteriore, con cerchi da 17 pollici. La Suzuki GSX 250 R pesa a secco 181 kg, che è un valore forse troppo alto considerando il tipo di moto.

Suzuki GSX 250 R: prezzo e disponibilità

La Suzuki GSX 250 R in versione Euro 4 veniva proposta ad un prezzo di 5.340 euro, ma con l’entrata in vigore della normativa Euro 5 sarà quasi impossibile reperire degli esemplari nuovi.

Scritto da Stefano Ferrari
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